Pasquale Celommi

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Foto ritratto di Pasquale Celommi, scattata dal figlio Roberto

Pasquale Celommi (Montepagano, 5 gennaio 1851Roseto degli Abruzzi, 9 agosto 1928) è stato un pittore italiano.

A detta di Luigi Illuminati, non fu soltanto un maestro del pennello, fu anche maestro di vita per la disciplina del lavoro e per l’austerità dei costumi e sentimenti.[1]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque il 5 gennaio 1851 da Isaia, calzolaio, e da Marina De Bernardinis a Montepagano[2], una frazione di Roseto degli Abruzzi. Già da piccolo dava dimostrazione dell’amore verso la pittura disegnando, con il carbone, lungo le fiancate delle “paranze” poste a riva, sulla spiaggia.[3] Fu notato quand'era solo tredicenne da Camillo Mezzopreti, un facoltoso collezionista locale e pittore dilettante, che fu il suo primo maestro e, soprattutto, il finanziatore dei suoi primi studi.[4]

Nel 1873 vinse il concorso del pensionato artistico indetto dall'amministrazione provinciale di Teramo, che gli permise di frequentare la Scuola libera del nudo presso l'Accademia di belle arti di Firenze, dove ebbe come maestro Antonio Ciseri. Tra le frequentazioni fiorentine di Celommi, rientra quasi sicuramente lo scultore giuliese Raffaele Pagliaccetti, vista la loro comprovata amicizia negli anni successivi al soggiorno toscano. A Firenze si sposò, il 18 agosto 1880, con la diciassettenne Giuseppina Giusti (nipote del poeta Giuseppe Giusti), dalla quale ebbe 11 figli. Nel 1881, poco dopo la nascita del suo primogenito Raffaello, a causa della salute precaria del piccolo, tornò a Roseto.

I fidanzati

Il cambio di residenza fu felice "per lui che lasciata Firenze e tornatosene nella sua ridente Rosburgo, poté sciogliersi dalle pastoie onde lo aveva avvinto quell'accademia e studiare da vicino quella natura rustica, che egli aveva tanto amato. Il Celommi cambiò stile tanto tosto ne risentì anche un benefico effetto, perocché i suoi quadri divennero ricercatissimi, le sue figure non più modelli travestiti ma quali si vedono nella vita, e però i suoi quadri ebbero impronta singolare di vitalità e di sentimento vero”[5]. Divenne ben presto ospite gradito delle maggiori famiglie del teramano, come scrisse Raffaele D'Ilario : “il successo delle opere fruttò al giovine artista abruzzese le simpatie delle famiglie aristocratiche che facevano a gara per averlo nei loro principeschi ricevimenti”[6].

Nell'ultimo ventennio dell'Ottocento, Celommi si dimostrò un pittore molto prolifico e, diversamente da quanto fece in seguito, partecipò di frequente alle mostre, locali e non, come ad esempio la II Esposizione Operaia di Teramo del 1888[7][8], la mostra "Italo Americana" di Genova (Colombiana) del 1892[9] e la LXVI Esposizione di Belle Arti di Roma del 1895[10].

Saltarello ciociaro, 1878

La numerosa committenza, italiana e straniera, non impedì a Celommi d'interessarsi alle questioni amministrative della giovane cittadina: lui ed altri consiglieri proposero la creazione di un viale a mare di circa un chilometro.[11]

In quel periodo, pur rimanendo a Roseto, ebbe la possibilità di ricevere nuovi stimoli e di conoscere le opere di autori diversi. Infatti, rafforzò l'amicizia con Vincenzo Bindi, colto collezionista d’arte e genero di Consalvo Carelli, e col pittore Francesco Paolo Michetti, che spesso veniva a trovarlo nel suo studio, posto al primo piano di un castelletto fatto costruire da Celommi in riva all'amato mare Adriatico[12]. Nacque anche un rapporto epistolare con Teofilo Patini.

Dal 1900 l'artista, oltre ad avvalersi dell'aiuto del figlio Raffaello Celommi, lavorò in maniera continuativa per la galleria dei fratelli D'Atri di Roma e per alcune gallerie estere: la Winterstein di Vienna e le gallerie Bekerans di Monaco di Baviera e di Berlino, che gli assicurarono una buona commercializzazione delle sue tele nei paesi mitteleuropei.[13]

Nel 1925 ricevette il titolo di "Commendatore" dell'Ordine della Corona d'Italia.[14]

Negli ultimi anni, pur non partecipando alle mostre o ad altre occasioni ufficiali, il pittore poté godere dell'attenzione costante della stampa italiana, che ormai era solita definirlo "il pittore della luce".

Pasquale Celommi morì a Roseto il 9 agosto 1928, in seguito a una nefrite. Così fu ricordato dai suoi contemporanei: alto, magro, dall'occhio bruno brillante, un po' rude, ma gentile e di una bontà smisurata; viveva alla giornata, lavorava con gioia, pago della sua arte, della sua famiglia e della sua modesta realtà provinciale.[15]

Per rendere onore al celebre concittadino, il comune di Roseto degli Abruzzi gli ha intestato una scuola elementare e il tratto centrale del lungomare.

Lo stile[modifica | modifica wikitesto]

Il mio gioiello, Pasquale Celommi

All'inizio della sua carriera, si dedicò principalmente alla realizzazione di tele o di gusto accademico-classicista, o di atmosfera esotica in stile morelliano. Tornato da Firenze e a contatto con la propria gente, il suo stile di pittura, con la maturità, si evolvé diventando fortemente verista. Al contrario di quanto si può dire di opere posteriori, i quadri di fine '800 mostrano una pennellata particolarmente pastosa e, nella maggior parte dei casi, un uso di colori scuri e "pieni", comunque mai squillanti.

Dopo l'esperienza di alcuni temi sociali (Operaio 1888, Ciabattino 1895), si dedicò a soggetti religiosi con La Crocefissione, per la Madonna delle Grazie (Teramo), e la Sacra Famiglia, nella chiesa parrocchiale di Roseto. Di fronte a temi fondamentali della pittura sacra, Celommi riuscì a trasmettere un'emozione libera da retorica e da convenzionalismi, attraverso l'essenzialità del supremo momento rappresentato e la casualità dei particolari realistici, che collocano lo spettatore dinanzi a un 'tableau vivant'.[16]

La produzione degli ultimi anni di Celommi è costituita principalmente da pitture di marine, in cui il pittore usa colori più chiari e una pennellata più leggera, dedicandosi alla resa della luce naturale, dimostrando la sua grande abilità nel riprodurre l'atmosfera delle albe e dei tramonti sul mare, tanto che iniziò a sentirsi l'espressione: "Questo è un quadro alla Celommi". Le sue marine sono splendidi spaccati di vita quotidiana: lungi da essere quadri paesaggistici, hanno sempre come protagonisti i pescatori. Celommi fu un "cantore del mare" del quale subì il fascino mutevole, l'infinita e misteriosa bellezza, gli effetti vibranti della luce.[17]

La fedeltà al reale della sua pittura, scaturita da un bisogno istintivo di narrazione, permette all'osservatore di sfogliare le pagine di un libro che racconta la terra abruzzese, attraverso immagini prive di retorica e senza forzati lirismi. I sentieri dei pastori, i gesti sapienti degli artigiani e le occupazioni quotidiane delle donne sono ciò che davvero definiva la vita di allora; ci vengono mostrati con una veridicità scevra da ogni tipo di intellettualismo e di distaccata interpretazione, ma anzi vissuti dall’interno come intimo contesto quotidiano, radice profonda della propria cultura. Il pittore fu definito "l'Abruzzese autentico", che venera la sua patria per la bellezza dei suoi panorami e per la semplicità della sua natura.[18]

Per la gran parte della produzione artistica di Celommi, la luce definisce i contorni e dà la propria consistenza agli oggetti e ai personaggi. Le albe e i tramonti sono i momenti prediletti dal pittore, non soltanto per ragioni puramente estetiche e luministiche: le barche che vanno e che tornano, le rive affollate di uomini e donne che si affaticano sulle reti descrivono i momenti più frenetici della giornata dei pescatori, sul loro “personale” tratto di Adriatico. Un omaggio all’Abruzzo, che nelle sue tele si rivela in tutta la bellezza della sua natura rigogliosa, composta seppur ribelle, e nel consimile carattere della sua gente.[19]

Pasquale Celommi è stato definito da Vittorio Sgarbi "maestro del mondo agreste e delle marine abruzzesi": «quello che lui ha visto e ritratto è l'ultimo momento di felicità di una bellezza per sempre».[20]

Produzione artistica[modifica | modifica wikitesto]

Pasquale Celommi ha prodotto molte tele nella sua vita, ma tra le più famosi possiamo ricordare:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Luigi Illuminati, La marina di Roseto nell’arte di Pasquale Celommi, in "Il Risorgimento d'Abruzzo e Molise", 18 novembre 1928
  2. ^ Atto di nascita
  3. ^ Arnaldo Giunco, Pasquale e Raffaello Celommi: pittori rosetani, in Roseto 53, 1953. URL consultato il 16 settembre 2020.
  4. ^ Artisti d'Abruzzo : pasquale Celommi, su www.celommi.it. URL consultato il 16 settembre 2020.
  5. ^ Corriere Abruzzese, settembre 1886
  6. ^ R. D'Ilario, Artisti d'Abruzzo: Pasquale Celommi, in "L'Impero", Roma, 16 novembre 1926
  7. ^ A esposizione finita : i quadri del Celommi : la critica e la lode, su www.celommi.it. URL consultato il 16 settembre 2020.
  8. ^ L'esposizione operaia di Teramo: le belle arti 2., in Il Resto del Carlino - Giornale di Bologna, 4 luglio 1888. URL consultato il 16 settembre 2020.
  9. ^ Il nostro Celommi a Genova, su www.celommi.it. URL consultato il 16 settembre 2020.
  10. ^ Francesco Taffiorelli, “Nota artistica”[collegamento interrotto].
  11. ^ Rosburgo, Adunanza 25 ottobre 1907, richiesta concessione demaniale per un tratto di arenile
  12. ^ Cronaca d'arte : il nuovo studio del pittore Celommi, su www.celommi.it. URL consultato il 16 settembre 2020.
  13. ^ Una famiglia d'artisti : Pasquale Celommi e i suoi figli, su www.celommi.it. URL consultato il 16 settembre 2020.
  14. ^ La commenda all’illustre pittore Pasquale Celommi, in Corriere Abruzzese, 20 giugno 1925. URL consultato il 16 settembre 2020.
  15. ^ Anniversari : Pasquale Celommi, su www.celommi.it. URL consultato il 16 settembre 2020.
  16. ^ Sgarbi, Vittorio., Piene di grazia : i volti della donna nell'arte, Bompiani, 2012, ISBN 978-88-452-7211-0, OCLC 955433302. URL consultato il 12 ottobre 2020.
  17. ^ Pasquale Celommi, su www.celommi.it. URL consultato il 16 settembre 2020.
  18. ^ Un pittore del mare : Pasquale Celommi, su www.celommi.it. URL consultato il 16 settembre 2020.
  19. ^ Calisti, 2012.
  20. ^ Sgarbi spiega Celommi: «Nei suoi dipinti c'è Dio e un Abruzzo felice», su www.celommi.it. URL consultato il 16 settembre 2020.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Amministrazione comunale- azienda di soggiorno-Roseto, Mostra antologica dei pittori della luce, Sant' Atto di Teramo, Edigrafital.
  • Arbace Lucia (a cura di), Il sentimento della natura, pittori abruzzesi al tempo dell'Italia unita : catalogo della mostra, Pescara, Fondazione Pescarabruzzo-Ianiri edizioni, 2012.
  • Aurini Raffaele, Dizionario bibliografico della Gente d'Abruzzo, Castelli, Andromeda, 2002.
  • Braccili Luigi, Raffaello Celommi, inː Enrico Di Carlo (a cura di), Gente d'Abruzzo. Dizionario Biografico, vol. 2, pp. 297–300, Castelli, Andromeda Editrice, 2007.
  • Braccili Luigi, Roseto ieri e oggi, Roseto degli Abruzzi, 1988.
  • Braccili Luigi, Roseto : lido delle rose, Roseto degli Abruzzi, Editrice sigla - B-.
  • Braccili Luigi, Andare per musei in Abruzzo, L'Aquila, Adelmo Polla, 1993.
  • Calisti Giorgia (a cura di), I pittori della luce: P. e R. Celommi (catalogo della mostra), Pescara, Ianieri, 2012.
  • Calisti Giorgia, Pasquale Celommi-tra arte e fotografia, Chieti, Noubs, 2007.
  • Calisti Giorgia, Pasquale Celommi 1851-1928 : catalogo della mostra, Pescara, Museo Villa Urania, 2008.
  • Cecchi Emilio, La scuola di Posillipo e il paesaggio napoletano dell'Ottocento, dipinti della Pinacoteca di Giulianova, Giulianova, Edizioni Mas, 1999.
  • Celommi Fulvia, L'arte di Pasquale Celommi, in L'Abruzzo e il Teramano nella seconda metà dell'Ottocento. Atti del Quinto Convegno, Teramo, 1983.
  • Celommi Fulvia, Pasquale Celommi, pittore, Roseto 6-1-1851/9-8-1928, Teramo, 1988.
  • Comune di Roseto degli Abruzzi, Civica Raccolta d'arte, Roseto degli Abruzzi, stampa Morlacchi, 1981.
  • Gandolfi Adriana, Mattiocco Ezio, Ori e argenti d'Abruzzo, Pescara, Carsa, 1996.
  • Savastano Cosimo, Di Felice Paola (a cura di), Pasquale Celommi: la pittura tra rotte di scambi culturali, Torino, Allemandi, 2014, SBN IT\ICCU\TER\0038550.
  • Di Felice Paola (a cura di), Celommi Pasquale e Raffaello : voci sognanti nel canto luminoso di terra e di mare, Roseto degli Abruzzi, Amministrazione comunale, 2016.
  • Di Felice Paola, De Nigris Irene, Pinacoteca Civica di Teramo : catalogo dei dipinti, delle sculture e delle ceramiche, Teramo, 1998.
  • Di Vincenzo (a cura di), Mostra antologica dei pittori della luce : Pasquale, Raffaello, Luigi Celommi, Roseto degli Abruzzi, Amministrazione comunale-azienda di soggiorno, 1980.
  • Gambacorta Carino, L'Abruzzo teramano nella letteratura e nell'arte, Pescara, Trebi, 1958.
  • Gasparrino Antonio, Zimarino Antonio (a cura di), 900-Artisti ed Arte in Abruzzo, Pescara, G.F. , 2002.
  • Istituto nazionale di studi crociani, L'Abruzzo nell'Ottocento, Pescara, Ediars.
  • Luna Luca, Pasquale Celommi, il pittore della luce, Teramo, Rotary International, 2008.
  • Vecchioni Mario, Artisti abruzzesi e contemporanei, Pescara, Edizioni aternine, 1956.
  • Sgarbi Vittorio, Piene di grazia : i volti della donna nell'arte, Milano, Bompiani, 2011.

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